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Economisti alla sbarra: non capiti i rischi sistemici del credito impazzito

dall'inviato Piero Fornara

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30 MAGGIO 2009
Processo agli economisti: da sinistra Luigi Guiso, Massimo Gaggi, Roberto Perotti

TRENTO – «Un economista è un esperto che verrà a sapere domani perché ciò che ha previsto ieri non si è verificato oggi»: la battuta (anonima) compare nel libro di Roberto Petrini "Processo agli economisti" (edizioni Chiarelettere), presentato sabato mattina al Festival di Trento e citato in apertura del "Tribunale della crisi" dal suo "presidente", l'inviato del Corriere della Sera negli Stati Uniti Massimo Gaggi. Novità del Festival di quest'anno, per tre giorni – dal 30 maggio al 1° giugno alle ore 12 – vengono "processati" prima gli economisti, poi i controllori e i politici (domenica) e infine il mondo della finanza (lunedì). Una giuria popolare, composta da un gruppo di studenti universitari selezionati dall'ateneo di Trentino, emetteranno il verdetto il giorno seguente, immediatamente prima del nuovo processo.

Sabato il ruolo di pubblico ministero è stato sostenuto da Roberto Perotti, docente dell'università Bocconi di Milano ed editorialista del "Sole 24 Ore" – che non ha nascosto di sentirsi lui pure, in quanto economista, in qualche modo sul banco degli "accusati" – mentre per la difesa ha parlato Luigi Guiso, già economista del servizio studi della Banca d'Italia e attualmente professore all'Istituto universitario europeo di Firenze. Chiamati a testimoniare, come persone informate sui fatti, Nicola Persico, docente alla New York University, dopo avere insegnato all'Ucla di Los Angeles e alla Pennsylvania University; in tele conferenza è intervenuto anche Nouriel Roubini, relatore in una delle precedenti edizioni del Festival, e uno dei pochi che, già nel 2006, aveva anticipato i fattori della crisi e, in particolare lo scoppio della bolla immobiliare, lo shock petrolifero, la recessione.

Il "pubblico accusatore" Perotti – parlando nella sala dove si riunisce il Consiglio della provincia autonoma e avendo come sfondo il dipinto del primo vescovo di Trento san Vigilio, opera del pittore futurista trentino Fortunato Depero – non ha raccolto le critiche più scontate e superficiali, come ad esempio quella che ritiene gli economisti ancora fermi alla concezione delle aspettative razionali e dei mercati efficienti e quindi fuori dal mondo reale e incapaci di prevedere le bolle finanziarie. Altre, secondo Perotti, sono le accuse: «Quando - il 9 agosto 2007 - scricchiolarono i primi "hedge fund" e i tassi interbancari a brevissimo termini registrarono un'improvvisa impennata, gli economisti in generale non conoscevano gli ultimi sviluppi del mercato del credito, dove si era creato una sorta di sistema bancario ombra con un uso smodato della leva finanziaria (alcuni titoli cartolarizzati erano garantiti con una "leva" di uno a cento, cioè un dollaro di riserva per cento dollari assicurati). Anche diversi "senior manager" di importanti banche americane non avevano per nulla valutato i rischi macroeconomici cui esponevano i loro istituti».

Né miglior figura, secondo Perotti, hanno fatto i maggiori banchieri centrali: senza risalire alla politica dei bassi tassi di interesse di Greenspan quando dirigeva la Fed, «ancora nell'estate 2008, quando la Bear Stearns già era con le gambe all'aria, la Banca centrale europea presieduta da Trichet decideva di alzare i tassi di interesse dell'area euro temendo i rischi di inflazione; sull'altra sponda dell'Atlantico, Ben Bernanke ha in qualche modo riconosciuto di non aver compreso subito i rischi sistemici della crisi finanziaria e, probabilmente, si è pentito di aver lasciato fallire la Lehman Brothers.

Una condanna, per l'accusatore Perotti, dunque ci vuole. Non è d'accordo l'avvocato difensore Guiso, perché «il timing della crisi non poteva essere previsto», anche se, ha aggiunto, «molti qualcosa sapevano, ma non lo scrivevano». Un messaggio di serietà è però giunto in tele conferenza da Rubini: lui ha capito, perché «sapendo leggere il passato, si può comprendere e interpretare il presente».

«L'economia è una scienza imperfetta: gli economisti – ha ricordato Guiso – hanno semmai previsto quel che era prevedibile. E non dimentichiamo che alcuni di loro già nel 2004 avevano saputo indicare le avvisaglie del crollo, con grande lucidità». Di supporto Nicola Persico ha citato due nomi di economisti che avevano delineato scenari piuttosto foschi: Raghuram Rajan, capo economista del Fondo monetario internazionale e Robert Shiller dell'università di Yale. «Lucida preveggenza la loro se si pensa che già nel 2006 parlavano dei rischi di prosciugamento del credito e della necessità di una politica dei tassi bassi che necessitava di controlli e vigilanza».

La "giuria popolare" di trenta giovani universitari – tredici dal Nord Italia, nove dal Centro, sette dal Mezzogiorno e quattro dall'Albania – selezionati dalla facoltà di Economia dell'università di Trento, che ha tenuto conto dei profili e delle motivazioni da loro inviati, è riunita in "Camera di consiglio" per elaborare la sentenza che sarà annunciata a mezzogiorno di domenica.

30 MAGGIO 2009
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